Regia: Mario Monicelli, 1959, 129′, 13+
![La Grande Guerra Grande Guerra, La / Great War, The (1959) | Pers: Alberto Sordi, Vittorio Gassman | Dir: Mario Monicelli | Ref: GRA039AB | Photo Credit: [ De Laurentiis/Gray Films / The Kobal Collection ] | Editorial use only related to cinema, television and personalities. Not for cover use, advertising or fictional works without specific prior agreement](https://nuovofilmstudiolab.files.wordpress.com/2017/10/gra039ab_601-1600x900-c-default.jpg?w=375&h=211)
1916: Oreste Jacovacci, romano, e Giovanni Busacca, milanese, sono due scansafatiche furbastri e vigliacchetti. Dopo aver cercato invano di imboscarsi si trovano arruolati e al fronte. Da quel momento vivono tutte le disgrazie di una guerra: il cibo pessimo, le marce forzate, il freddo, la paura, qualche piccola distrazione militare, nchè la storia gli chiederà il conto. Considerato uno dei migliori film italiani sulla guerra è uno dei capolavori della storia del cinema. Vincitore del Leone d’oro al Festival del Cinema di Venezia e nominato all’Oscar, si aggiudicò tre David di Donatello e due Nastri d’argento. Felice connubio di tragedia e commedia, l’opera è un affresco corale, ironico e struggente, della vita di trincea durante la prima guerra mondiale. La ricostruzione bellica dell’opera è, da un punto di vista storico, uno dei migliori contributi del cinema italiano allo studio del primo con itto mondiale.
Per la prima volta la sua rappresentazione venne depurata dalla propaganda retorica divulgata durante il fascismo e nel secondo dopoguerra, in cui persisteva il mito di una guerra favolosa ed eroica dell’Italia. Il film denunciò inoltre l’assurdità e la violenza del conflitto, le condizioni di vita miserevoli della gente e dei militari, ma anche i forti legami di amicizia nati nonostante le differenze di estrazione culturale e geografica. La convivenza obbligata di questi regionalismi (e provincialismi), contribuì a formare in parte uno spirito nazionale no ad allora quasi inesistente, in forte contrasto con i comandi e le istituzioni, percepite come le principali responsabili di quel massacro.